SolieraCastello Campori
30 novembre 20198 marzo 2020
La mostra
L’esposizione si è ispirata, per il titolo, a una frase del romanzo “La luna e i falò” di Cesare Pavese. Lo scrittore esprimeva così, nel 1950, un suo personale e inquieto bisogno di attaccamento a un territorio. Due anni dopo, nel 1952, Cesare Zavattini e il fotografo americano Paul Strand davano vita all’esperimento di indagine storico-culturale sulla realtà di Luzzara (in provincia di Reggio Emilia), immortalato nel volume “Un paese”. Staccandosi da questi illustri precedenti, Soliera e TerraProject hanno scommesso su una nuova ricognizione geografica e sociale del territorio, dando vita a una narrazione collettiva, frammentaria e ‘laterale’. I dieci giovani fotografi protagonisti della mostra – ognuno con un proprio bagaglio di interessi e visioni, dal paesaggio urbano al ritratto, alla fotografia documentaria, a quella astratta – nel settembre 2018 hanno vissuto per una settimana a Soliera e ne hanno indagato in modo errante e intensivo il tessuto sociale e il paesaggio.
Realizzazione
Mostra promossa da Comune di Soliera, Fondazione Campori
e Centro Studi Storici Solieresi
A cura di TerraProject Photographers
Con il sostegno di Regione Emilia-Romagna
Comunicazione e immagine Roberto Libanori
Stampe fotografiche UPM Modena
Allestimento DaF
Stampa catalogo Faenza Printing Industries
Ufficio stampa Comune di Soliera
Laboratori didattici e attività collaterali Fondazione Campori
Si ringraziano Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi per aver sostenuto il progetto della residenza da cui è nata l’idea della mostra, il Politecnico di Milano per aver accompagnato i fotografi nell’esplorazione urbanistica e paesaggistica del territorio solierese e tutti coloro che hanno contribuito al buon esito dell’iniziativa.
Opere di
Samantha Azzani, Cosimo Calabrese, Alessandra Carosi, Umberto Coa, Nicola Dipierro, Karim El Maktafi, Simone Mizzotti, Mattia Panunzio, Luana Rigolli, Irene Tondelli
con TerraProject
Dieci sguardi per una città
Giovanna Calvenzi
Luzzara, in provincia di Reggio Emilia, oggi non supera i diecimila abitanti. All’inizio degli anni Cinquanta la piccola città emiliana è stata testimone di una straordinaria avventura fotografica voluta da Cesare Zavattini e realizzata da Paul Strand. La loro indagine estetica, antropologica, etica, è diventata nel tempo una pietra miliare della storia della fotografia internazionale e ha ispirato, nel corso dei decenni successivi, analoghi esercizi di visione dedicati sempre a Luzzara e realizzati da autori quali Gianni Berengo Gardin, Luigi Ghirri, Olivo Barbieri, Stephen Shore.
Soliera, in provincia di Modena, dista 43 chilometri da Luzzara e supera di poco i quindicimila abitanti. L’eredità di Un Paese, il libro pubblicato nel 1955 che raccoglie i testi di Zavattini e le fotografie di Strand, è inevitabilmente e ancora nell’aria. Strand è stato un pioniere della straight photography, di quel linguaggio fotografico sobrio e diretto, che evita i compiacimenti estetici, e il suo racconto dei paesaggi e dei volti di Luzzara è sempre un modello di riferimento. A questo si sono ispirati i coordinatori del progetto Raccontare luoghi, raccontare storie. Soliera e il suo territorio, residenza fotografica per dieci giovani autori selezionati con un bando pubblico ai quali è stato proposto di realizzare “un’esperienza di esplorazione e narrazione collettiva del tessuto sociale, culturale e produttivo del comune di Soliera e dei comuni limitrofi dell’Unione delle Terre d’Argine, allo scopo di favorire la conoscenza del territorio e al tempo stesso creare un archivio di immagini”. Una settimana di lavoro sul campo, nella quale hanno esplorato Soliera e il territorio circostante, costruendo ognuno un proprio progetto narrativo con il coordinamento di Simone Donati e Rocco Rorandelli del collettivo TerraProject.
Dieci storie e dieci modi di raccontare e nella somma delle esperienze dei singoli autori nasce una nuova possibile Soliera. L’“esplorazione collettiva del tessuto sociale, culturale e produttivo”, progettata dagli organizzatori, ha creato una nuova grande città composita, ritratta con la ricchezza di linguaggi che la fotografia consente. L’archivio visivo della città si arricchisce grazie al contributo di dieci sguardi profondi, soggettivi e oggettivi, che hanno raccontato i luoghi, che hanno raccontato storie e che sono stati capaci di entrare in sintonia con il territorio e con il tessuto sociale testimoniando allo stesso tempo anche la vitalità della giovane fotografia italiana.
L’allestimento
Photogallery
I racconti
Nell’ambito della mostra, a dicembre 2019 si è svolto un laboratorio di scrittura condotto da Davide Bregola, inserito fra le attività della Festa del Racconto. I partecipanti al workshop hanno scritto un racconto ispirandosi alle fotografie esposte.
In collaborazione con Scrivere sull’Argine – Università per la libera età Natalia Ginzburg Soliera